I
vicoli del quartiere dei divertimenti di Nova Macao sono fessure
strette dove la luce del sole non arriva mai. Quando l'ombra del
giorno diventa il buio della notte i riflessi delle insegne luminose
li rischiarano fiocamente. In queste strade senza nome è possibile
trovare gente che barcolla, traffica, muore; oppure rotola. Come
Silar, appena lanciato fuori da un sexborg attraverso una delle porte
secondarie, che si rialza dopo avere spianato come un rullo
compressore gli accumuli di vomito e escrementi lasciati dagli
ubriachi.
Intenzionato
a vendere preparati erboristici di dubbia efficacia prodotti su
Gliese 067 e altre chincagliere non ha compreso che all'interno dei
locali il commercio ambulante è gestito dai congolesi. La sua
presenza non era gradita e, per le loro consuetudini, lo hanno
delicatamente fatto accomodare fuori.
Silar
proviene da Zalh A, il pianeta di minore dimensioni tra quelli del
sistema stellare Uki 7; appartiene a una antica tribù di mercanti.
Mentre tenta di ripulirsi osserva il vicolo nella speranza di trovare
subito qualche potenziale compratore.
Per
raggiungere la Terra con la sua piccola navetta ha attraversato lo
spazio infilandosi in un condotto iperluce e non ha nessuna
intenzione di lasciare il pianeta senza concreti guadagni.
Intravede
una sagoma, forse una persona ferma, persa nei propri pensieri.
Avvicinandosi si rende conto che si tratta di un robot finemente
rifinito. Il rivestimento in allutanio grigio e opaco è decorato con
delicati simboli rossi e dorati astratti; dal significato misterioso
e arcano.
Quando
si tratta di commerciare per Silar non esistono pregiudizi. Tra
pensiero biologico e artificiale non vede differenze; è anche
consapevole che frequentemente gli umani inviano i robot a sbrigare
commissioni dotandoli di carta di credito.
Inizia
a muovere la coda, una mossa a effetto che generalmente lo rende
simpatico al potenziale compratore.
Gli
abitanti di Zalh A sono bassi, corpulenti. La testa grossa sovrasta
un corpo ricoperto da pelle ruvida e marrone. Presentano una
caratteristica unica; sono l'unica specie umanoide dell'intero
universo conosciuto ad avere la coda.
-Accidenti,
che portento di robot- esordisce Silar-antropomorfo e splendidamente
dipinto, chi è il tuo umano di riferimento?-
La
risposta è immediata-sono Brik0-annuncia una voce leggermente
cavernosa-alle dipendenze di Lydja, l'artista. Lei ha creato questi
disegni per rendere il mio aspetto unico-.
Tre
oculari a infrarossi posizionati nella testa di Brik0 puntano il
mercante che replica- dispongo di parecchi preparati medicinali e
oggetti, potresti fare utili acquisti. Una sorpresa per Lydja-
conclude.
-Farò
di meglio-risponde il robot-parlerai con lei di persona-.
Silenziosamente
e rapidamente Brik0 avvicina una delle mani dalle 6 dita metalliche e
scheletriche al volto di Silar; da un microscopico ugello esce una
nube di gas invisibile che l'essere con la coda inevitabilmente
respira.
Nano
molecole scivolano dal sistema respiratorio a quello cardiaco e
formano una schiuma che in pochi secondi invade e paralizza i due
muscoli cardiaci del mercante. Rotola di nuovo, questa volta è
morto.
Il
robot afferra la coda e trascina il corpo verso il veicolo a cuscino
d'aria; dopo averlo sollevato lo lascia cadere nel vano posteriore.
Brik0 entra nella sezione anteriore. Con il sistema wireless attiva
la guida automatica predisposta per rientrare al punto di partenza.
Sull'asfalto
consumato del vicolo rimane una grossa sacca in tessuto; colorata e
sgargiante attende solo che qualche persona di passaggio la afferri e
vada a vendere in un mercato abusivo le mercanzie di Silar.
Nel
cielo notturno le stelle sono invisibili. Coperte dagli ologrammi
promozionali proiettati dai droni pubblicitari volanti.
Mentre
il veicolo a cuscino d'aria entra e si ferma nel giardino popolato da
erbe infestanti anemiche di una vecchia villa coloniale la
costellazione sopra Velho Macao è la pubblicità di un lassativo.
Nel
salone principale, avvolta nel buio e nella polvere, una donna
sprofondata in una poltrona vellutata si alza in piedi. Alta, con
indosso una leggera tunica nera, ha il viso solcato da rughe. Il
cranio rasato è diviso in due metà da una cresta di ispidi capelli
grigi.
Parlandole
con l'intensità vocale ridotta al minimo il robot la
avvicina-Signora Lydja, ho trovato e recuperato il materiale grezzo-
-Bene-
risponde la figura femminile. Apre le palpebre, occhi verdi
irrequieti fissano il vuoto. Poi rivolta a Brik0-portalo dentro e
preparalo per la lavorazione-.
Al
centro della stanza che in un passato senza gloria era la cucina è
posizionata una grande pietra piana di roccia rossa marziana; ricordo
di quando Lydja ha percorso la strada dalla scultura senza successo.
Sul
freddo materiale inerte è steso il cadavere; con un dispositivo
laser a luce viola Brik0 dissolve con cura tutti gli indumenti, poi
attende. Il locale è illuminato da una luce verde e un diffusore
sonoro riproduce la marcia nuziale; Lydja, completamente nuda, entra
spingendo un carrello originariamente destinato a trasportare
bottiglie di liquore.
Ora
è colmo di coltelli, bisturi, pugnali. Lame affilate, e l'artista
inizia a sventrare e sezionare il corpo.
Molte
parti anatomiche, evidentemente considerate non importanti, sono
gettate in contenitori squadrati scuri posati sul pavimento. Con cura
il robot aspira il sangue giallo che cola ovunque; intanto Lydja
taglia e accumula i pezzi che le interessano.
Quando
ormai il corpo dell'umanoide è ridotto a un puzzle da migliaia di
tessere la donna decreta la fine del lavoro.
-Abbiamo
trasformato e raffinato la materia informe in basi per l'arte
figurativa- afferma rivolta al robot, e prosegue-preleva i
contenitori e sbarazzati dei resti inutilizzabili seguendo il solito
metodo-.
I
contenitori squadrati scuri sono nelle mani di Brik0. Li carica con
cura, senza sporcare, sul veicolo a cuscino d'aria; poi sale anche
lui.
Il
programma di guida automatica prescelto ha come destinazione il mare
dove i grossi piranha d'acqua salata accoglieranno i resti come un
ottimo spuntino da divorare senza lasciare avanzi.
La
musica è finita. Con grande attenzione Lydja inserisce i flaconi
contenenti liquidi in un frigorifero e i ritagli degli organi interni
in un essiccatore sottovuoto.
Lì
trasformerà in vernici e elementi solidi per creare i quadri
astratti con rilievi che finalmente la hanno resa famosa. Figure
particolari, definite da alcuni critici neo cubiste; hanno colpito il
pubblico per i colori cromaticamente unici che nella lunga storia
dell'arte terrestre non trovano similitudini.
La
luce verde lentamente affievolisce fino allo spegnimento. L'oscurità
è di nuovo padrona del vecchio fabbricato. L'artista vaga
lentamente; pensa alla razza umana, anzi umanoide.
Diffusa
in 104 pianeti sparsi per l'universo. Una moltitudine infinita di
essere viventi ibridati da secoli a causa dei contatti tra progenie
differenti.
Qualche
miliardo di ultimi umani purosangue che abitano la Terra sono
insignificanti; sul pianeta azzurro le autorità Federstellari non
sono presenti. Nessuno registra arrivi e partenze e gli appartenenti
alle popolazioni extrasolari sono avvisati; non esistono garanzie e
protezioni per la loro incolumità.
Nonostante
questo il flusso di individui desideroso, per motivi diversi, di
visitare il pianeta non conosce fine.
Una
vera fortuna per una artista bizzarra, materia organica da plasmare
disponibile in abbondanza.
Torna
a sedersi sulla poltrona, Lydja. La pelle nuda e bianca; nel pallore
uniforme del suo fisico lungo un braccio, sopra il gomito, risalta un
piccolo cilindro arancione.
La
presa di una sonda intravenosa; accanto alla poltrona un esile
supporto polimerico verticale sorregge un flacone contenente una
soluzione di metanfetamine e eroina sintetica.
Un
sottile tubo trasparente è collegato al flacone e pende immobile
nell'aria ferma. Con una mano l'artista lo afferra collegandolo alla
presa arancione.
Goccia
dopo goccia lo stupefacente entra nel suo corpo e raggiunge la mente
annullando la coscienza; le porte dell'impossibile si spalancano e i
demoni invadono il cervello sussurrando in coro-cerca la materia
informe e trasformala in dipinti. Avrai soldi. Tanta droga liquida; e
la nostra compagnia, per l'eternità-.