mercoledì 13 gennaio 2016

MATERIA INFORME

I vicoli del quartiere dei divertimenti di Nova Macao sono fessure strette dove la luce del sole non arriva mai. Quando l'ombra del giorno diventa il buio della notte i riflessi delle insegne luminose li rischiarano fiocamente. In queste strade senza nome è possibile trovare gente che barcolla, traffica, muore; oppure rotola. Come Silar, appena lanciato fuori da un sexborg attraverso una delle porte secondarie, che si rialza dopo avere spianato come un rullo compressore gli accumuli di vomito e escrementi lasciati dagli ubriachi.
Intenzionato a vendere preparati erboristici di dubbia efficacia prodotti su Gliese 067 e altre chincagliere non ha compreso che all'interno dei locali il commercio ambulante è gestito dai congolesi. La sua presenza non era gradita e, per le loro consuetudini, lo hanno delicatamente fatto accomodare fuori.
Silar proviene da Zalh A, il pianeta di minore dimensioni tra quelli del sistema stellare Uki 7; appartiene a una antica tribù di mercanti. Mentre tenta di ripulirsi osserva il vicolo nella speranza di trovare subito qualche potenziale compratore.
Per raggiungere la Terra con la sua piccola navetta ha attraversato lo spazio infilandosi in un condotto iperluce e non ha nessuna intenzione di lasciare il pianeta senza concreti guadagni.
Intravede una sagoma, forse una persona ferma, persa nei propri pensieri. Avvicinandosi si rende conto che si tratta di un robot finemente rifinito. Il rivestimento in allutanio grigio e opaco è decorato con delicati simboli rossi e dorati astratti; dal significato misterioso e arcano.
Quando si tratta di commerciare per Silar non esistono pregiudizi. Tra pensiero biologico e artificiale non vede differenze; è anche consapevole che frequentemente gli umani inviano i robot a sbrigare commissioni dotandoli di carta di credito.
Inizia a muovere la coda, una mossa a effetto che generalmente lo rende simpatico al potenziale compratore.
Gli abitanti di Zalh A sono bassi, corpulenti. La testa grossa sovrasta un corpo ricoperto da pelle ruvida e marrone. Presentano una caratteristica unica; sono l'unica specie umanoide dell'intero universo conosciuto ad avere la coda.
-Accidenti, che portento di robot- esordisce Silar-antropomorfo e splendidamente dipinto, chi è il tuo umano di riferimento?-
La risposta è immediata-sono Brik0-annuncia una voce leggermente cavernosa-alle dipendenze di Lydja, l'artista. Lei ha creato questi disegni per rendere il mio aspetto unico-.
Tre oculari a infrarossi posizionati nella testa di Brik0 puntano il mercante che replica- dispongo di parecchi preparati medicinali e oggetti, potresti fare utili acquisti. Una sorpresa per Lydja- conclude.
-Farò di meglio-risponde il robot-parlerai con lei di persona-.
Silenziosamente e rapidamente Brik0 avvicina una delle mani dalle 6 dita metalliche e scheletriche al volto di Silar; da un microscopico ugello esce una nube di gas invisibile che l'essere con la coda inevitabilmente respira.
Nano molecole scivolano dal sistema respiratorio a quello cardiaco e formano una schiuma che in pochi secondi invade e paralizza i due muscoli cardiaci del mercante. Rotola di nuovo, questa volta è morto.
Il robot afferra la coda e trascina il corpo verso il veicolo a cuscino d'aria; dopo averlo sollevato lo lascia cadere nel vano posteriore. Brik0 entra nella sezione anteriore. Con il sistema wireless attiva la guida automatica predisposta per rientrare al punto di partenza.
Sull'asfalto consumato del vicolo rimane una grossa sacca in tessuto; colorata e sgargiante attende solo che qualche persona di passaggio la afferri e vada a vendere in un mercato abusivo le mercanzie di Silar.
Nel cielo notturno le stelle sono invisibili. Coperte dagli ologrammi promozionali proiettati dai droni pubblicitari volanti.
Mentre il veicolo a cuscino d'aria entra e si ferma nel giardino popolato da erbe infestanti anemiche di una vecchia villa coloniale la costellazione sopra Velho Macao è la pubblicità di un lassativo.
Nel salone principale, avvolta nel buio e nella polvere, una donna sprofondata in una poltrona vellutata si alza in piedi. Alta, con indosso una leggera tunica nera, ha il viso solcato da rughe. Il cranio rasato è diviso in due metà da una cresta di ispidi capelli grigi.
Parlandole con l'intensità vocale ridotta al minimo il robot la avvicina-Signora Lydja, ho trovato e recuperato il materiale grezzo-
-Bene- risponde la figura femminile. Apre le palpebre, occhi verdi irrequieti fissano il vuoto. Poi rivolta a Brik0-portalo dentro e preparalo per la lavorazione-.
Al centro della stanza che in un passato senza gloria era la cucina è posizionata una grande pietra piana di roccia rossa marziana; ricordo di quando Lydja ha percorso la strada dalla scultura senza successo.
Sul freddo materiale inerte è steso il cadavere; con un dispositivo laser a luce viola Brik0 dissolve con cura tutti gli indumenti, poi attende. Il locale è illuminato da una luce verde e un diffusore sonoro riproduce la marcia nuziale; Lydja, completamente nuda, entra spingendo un carrello originariamente destinato a trasportare bottiglie di liquore.
Ora è colmo di coltelli, bisturi, pugnali. Lame affilate, e l'artista inizia a sventrare e sezionare il corpo.
Molte parti anatomiche, evidentemente considerate non importanti, sono gettate in contenitori squadrati scuri posati sul pavimento. Con cura il robot aspira il sangue giallo che cola ovunque; intanto Lydja taglia e accumula i pezzi che le interessano.
Quando ormai il corpo dell'umanoide è ridotto a un puzzle da migliaia di tessere la donna decreta la fine del lavoro.
-Abbiamo trasformato e raffinato la materia informe in basi per l'arte figurativa- afferma rivolta al robot, e prosegue-preleva i contenitori e sbarazzati dei resti inutilizzabili seguendo il solito metodo-.
I contenitori squadrati scuri sono nelle mani di Brik0. Li carica con cura, senza sporcare, sul veicolo a cuscino d'aria; poi sale anche lui.
Il programma di guida automatica prescelto ha come destinazione il mare dove i grossi piranha d'acqua salata accoglieranno i resti come un ottimo spuntino da divorare senza lasciare avanzi.
La musica è finita. Con grande attenzione Lydja inserisce i flaconi contenenti liquidi in un frigorifero e i ritagli degli organi interni in un essiccatore sottovuoto.
Lì trasformerà in vernici e elementi solidi per creare i quadri astratti con rilievi che finalmente la hanno resa famosa. Figure particolari, definite da alcuni critici neo cubiste; hanno colpito il pubblico per i colori cromaticamente unici che nella lunga storia dell'arte terrestre non trovano similitudini.
La luce verde lentamente affievolisce fino allo spegnimento. L'oscurità è di nuovo padrona del vecchio fabbricato. L'artista vaga lentamente; pensa alla razza umana, anzi umanoide.
Diffusa in 104 pianeti sparsi per l'universo. Una moltitudine infinita di essere viventi ibridati da secoli a causa dei contatti tra progenie differenti.
Qualche miliardo di ultimi umani purosangue che abitano la Terra sono insignificanti; sul pianeta azzurro le autorità Federstellari non sono presenti. Nessuno registra arrivi e partenze e gli appartenenti alle popolazioni extrasolari sono avvisati; non esistono garanzie e protezioni per la loro incolumità.
Nonostante questo il flusso di individui desideroso, per motivi diversi, di visitare il pianeta non conosce fine.
Una vera fortuna per una artista bizzarra, materia organica da plasmare disponibile in abbondanza.
Torna a sedersi sulla poltrona, Lydja. La pelle nuda e bianca; nel pallore uniforme del suo fisico lungo un braccio, sopra il gomito, risalta un piccolo cilindro arancione.
La presa di una sonda intravenosa; accanto alla poltrona un esile supporto polimerico verticale sorregge un flacone contenente una soluzione di metanfetamine e eroina sintetica.
Un sottile tubo trasparente è collegato al flacone e pende immobile nell'aria ferma. Con una mano l'artista lo afferra collegandolo alla presa arancione.
Goccia dopo goccia lo stupefacente entra nel suo corpo e raggiunge la mente annullando la coscienza; le porte dell'impossibile si spalancano e i demoni invadono il cervello sussurrando in coro-cerca la materia informe e trasformala in dipinti. Avrai soldi. Tanta droga liquida; e la nostra compagnia, per l'eternità-.