Leggo
la iscrizione fluorescente applicata alla base del monumento
olografico:
IN
MEMORIA
UNA
VITA SACRIFICATA ALLA SCIENZA
Vedo
una figura brillante proiettata nell'aria, il ricordo visivo
dell'estinto; io.
Sono
vivo in un tempo che mi considera un ricordo.
In
una epoca precedente laureato in astrofisica e un desiderio
ancestrale inchiodato nell'anima: cambiare dimensione, viaggiare nel
tempo. La possibilità teorica, sono convinto, è praticamente
realizzabile.
Per
questo all'Istituto di fisica tachionica “van Allen” faccio parte
dello staff del Professor Colis. Siamo la cronosquadra; finalmente
abbiamo i mezzi per spostare una persona nel tempo.
Il
modulo cronodimensionale è ultimato. Un cilindro piatto con un
abitacolo che accoglie una sola persona. Strumentazione simile a
quella di una navetta veloce.
Lungo
la circonferenza sono posizionati 5 propulsori a eliosintesi di
plasma con retroazione magnetica. Permettono agevolmente il distacco
dal suolo e l'allontanamento dalla massa gravitazionale del pianeta.
Una linea retta verso lo spazio a velocità progressivamente
ultraluce.
Poi
il ritorno. Un vettore di discesa lineare; rientro abbastanza vicino
al punto di partenza geografico e, grazie alla spinta della
distorsione cosmica, in una altra epoca.
Oltre
al viaggiatore il modulo trasporta, in un vano su misura, una
motocicletta a aria compressa; utile per spostarsi agevolmente una
volta raggiunto il futuro.
Il
dispositivo è posizionato sulla piattaforma di partenza costruita
per cautela nel deserto fossile. L'ultima regione di Marte rimasta
allo stato originario dopo che il processo di terraformazione è
stato dichiarato ultimato.
L'Istituto
si trova a 27 rads di distanza, nella città di Bluland. Siamo
collegati tramite rete; sono il primo predestinato a superare la
barriera del tempo.
Il
Professore ha deciso un salto di 3 anni nel futuro; i capelli bianchi
e le rughe che incidono il suo volto per il primo esperimento
suggeriscono prudenza.
Non
vedo nulla. La struttura è corazzata; sfioro il pulsante di avvio.
Dall'esterno arriva attenuato il ruggito dei propulsori; mi sento
compresso, stordito, vedo alternativamente lampi e oscurità
impenetrabili.
Tutto
finisce. L'indicatore visualizza esattamente una data futura di 3
anni rispetto a quella di partenza.
Non
ho idea della durata del viaggio. La testa è pesante, gli indumenti
inzuppati di sudore. I muscoli si rilassano; la mente mi abbandona
forse collasso oppure dormo.
Ho
ripreso le mie facoltà fisiche e mentali. Esco con cautela dal
modulo cronodimensionale appoggiato sul polveroso suolo rosso. Il
deserto fossile è identico e immutato.
La
piattaforma di partenza in brillante acciaio al tungsteno è una
linea sottile e lontana appoggiata sull'orizzonte. Sicuramente uno
spostamento è avvenuto.
In
compenso il mio mezzo di trasporto non ha più l'aspetto metallico
lucido; è invecchiato.
Annerito,
sfregiato, gli scarichi dei gas dorati ora hanno il colore della
ruggine.
Il
portello del vano dalla moto a aria è caldo. Mi rendo conto che
tutto è riscaldato; apro con cautela e parto in direzione di
Bluland.
Mi
muovo incontro all'atmosfera fresca. Entro nella periferia della
città e mi rendo conto che 3 anni forse sono pochi per le mia
ambizioni, ma si vedono.
Le
date dei cronografi pubblici e delle fermate del sistema di trasporto
urbano confermano il viaggio. Piccole differenze che hanno ora
edifici che frequento da decenni.
Volti
che vedo e incrocio quotidianamente e improvvisamente hanno qualche
ruga in più.
Funziona.
Si, possiamo muoverci nel tempo.
Percorro
le strade di Bluland come un turista curioso che osserva i dettagli
e tenta di decifrare la realtà che lo circonda.
Ogni
particolare è una conferma. Il modulo è stato spinto per 3 anni nel
futuro.
Il
mio stato d'animo oscilla tra il raggiante e il divertito. Non vedo
l'ora di rientrare e condividere la mia gioia con tutta la squadra
che attende con ansia.
Prima
di ripartire verso il passato decido di togliermi una soddisfazione:
punto il muso della moto verso la sede dell' Istituto “van Allen”.
Vediamo cosa è capitato.
Quando
sono di fronte al fabbricato scopro che mi hanno dedicato un
monumento funebre. Accanto alla porta dell'edifico dove lavoro un
cartello riporta la scritta “Scuola di arte botanica”.
L'Istituto
ha cessato di esistere. Sento lo stomaco in una morsa e i polmoni mi
sembrano vuoti. Ogni singolo neurone che ho nel cervello mi comunica
che desidera impazzire.
Fuggo,
esco dalla città. Raggiungo il modulo cronodimensionale; lascio
andare la moto a aria sul suolo.
Salto
nel modulo e attivo il collegamento in alla rete con il sistema
unifrequenziale.
Sono
passati 3 anni; dovrebbe esistere ancora, le eventuali modifiche non
possono essere troppo radicali.
Il
collegamento è attivo allo 85% della capacità dati/contenuto info
ma è sufficiente.
Fisso
il visore a proiezione e indago.
Sono
tornato. Alla materializzazione nella dimensione di partenza il
modulo cronodimensionale è esploso a alta quota come una stella
impazzita.
Un
bagliore bianco e io sono morto. Polverizzato.
La
causa è una oscillazione periodica mai prevista teoricamente
dell'origine dell'impulso di variazione dei flussi dimensionali.
Una
variabile ignorata ma ineludibile; permette lo spostamento nel tempo
futuro ma interdice l'accesso al passato e il ritorno.
Posso
scegliere: non rientro e sono vivo oppure vado incontro alla mia
fine.
Immediatamente
dopo il mio decesso il Professor Colis e lo staff hanno intrapreso
altri tentativi. In un arco di tempo di 10 mesi hanno preparato un
esperimento.
Forse
la soluzione, in realtà una tragedia. Una esplosione ha fatto
tremare il fabbricato e poi tutto è stato avvolto dalle fiamme.
Il
Professore e lo staff sono deceduti. A causa dell'accaduto il
Comitato planetario delle ricerche ha determinato che il viaggio nel
tempo è una ricerca a priorità minima.
Parole
gentili per indicare a tutti gli scienziati di lasciare perdere, per
sempre.
Ho
una vita nel mio presente. Devo tornare all' epoca alla quale
appartengo; non posso trascorrere il resto dell'esistenza come
abitante anticipato.
La
ricerca scientifica progredisce sempre e le persone capaci non
mancano mai. Probabilmente in un futuro più lontano avranno trovato
la soluzione e forzato l'ostacolo del passato.
Inserisco
nel vano dedicato la motocicletta. Rinchiuso nell'abitacolo programmo
un salto temporale in avanti di altri 20 anni.
Un
altro lancio verso lo spazio e una discesa altrettanto traumatica. Il
modulo ha toccato il suolo di notte. Attivo il collegamento in rete;
il sistema è diventato quasi incompatibile, lento.
Nulla;
lo spostamento nel tempo non è più stato oggetto di ricerca. Gli
ultimi testi disponibili sono sempre e solo quelli del professor
Colis.
Urlo,
sento la mia voce che si perde nel buio, e quasi credo di non essere
solo. Esco all'aperto e prendo la motocicletta; vado a Bluland.
Brilla
di luci, è diventata grande. Non riconosco la periferia, è
completamente nuova; seguo le strade a caso quando mi rendo conto che
la parte in precedenza esterna della città ora è diventata quasi
centrale.
Riesco
a orientarmi e raggiungo la scuola di arte botanica. Ora è più
larga, hanno aggiunto altre costruzioni. Il monumento che mi riguarda
è un ologramma sbiadito, un alone che ricorda la sagoma di una
persona.
L'
iscrizione non è più fluorescente; solo qualche lettera è ancora
pallidamente illuminata.
Terrore;
la barriera che separa il mio cervello dal suo inconscio ha ceduto.
Desidero fuggire da questa realtà, ma non è possibile.
I
pensieri sono impulsi che lanciano un messaggio: hai paura,
nasconditi.
Torno
indietro, fuori dalla città. Il buio si dissolve lentamente e arriva
la luce; mi trovo nel deserto fossile e la mia cavalcatura ha finito
la riserva di aria compressa.
L'abbandono
lungo la pista e corro al modulo. Mi rinchiudo nell'abitacolo
stremato.
Il
monitor di controllo generale mi accoglie con una riga di allarme
gialla che risalta come una maledizione tra quelle verdi e ordinarie;
il modulo dispone di energia ancora sufficiente per un solo salto.
E
così sia. Tento di raggiungere un tempo dove i problemi del presente
o del futuro prossimo sono diventati banalità; inserisco le
coordinate spazio tempo del futuro lontano.
Anzi
il massimo possibile; abilito per infinito, la corsa più lunga.
Il
decollo è sempre fisicamente pesante. Poi non provo più sensazioni
sgradevoli; ma la fase di salita sembra non terminare.
Proseguo.
Non percepisco più l'accelerazione; per caso la vista incrocia una
mano.
Vedo
attraverso la pelle e gli indumenti; osservo muscoli e tendini in
movimento.
Gli
organi interni che pulsano.
Sento
l'orrore che svanisce quando la mente inizia a vedere le ossa dello
scheletro; e le stelle.
Il
guscio corazzato del modulo è diventato trasparente. Non provo paura
e angoscia.
Il
modulo svanisce; non ho l'esigenza di respirare e il corpo è
assorbito dolcemente dalle profondità cosmiche.
Sono
pensiero, pura energia vitale; posso essere ovunque tra i flussi
storici e biologici.
Vedo
il tempo di tutto e tutti. Infinite dimensioni isolate e parallele
ciclicamente chiuse, eterne e perpetue.
Il
viaggio è ultimato. Sono arrivato alla fine del tempo.
La
mia evoluzione è terminata; rimango solo e immutabile con
l'eternità.