sabato 16 maggio 2015

ALLA FINE DEL TEMPO

Leggo la iscrizione fluorescente applicata alla base del monumento olografico:
IN MEMORIA
UNA VITA SACRIFICATA ALLA SCIENZA
Vedo una figura brillante proiettata nell'aria, il ricordo visivo dell'estinto; io.
Sono vivo in un tempo che mi considera un ricordo.
In una epoca precedente laureato in astrofisica e un desiderio ancestrale inchiodato nell'anima: cambiare dimensione, viaggiare nel tempo. La possibilità teorica, sono convinto, è praticamente realizzabile.
Per questo all'Istituto di fisica tachionica “van Allen” faccio parte dello staff del Professor Colis. Siamo la cronosquadra; finalmente abbiamo i mezzi per spostare una persona nel tempo.
Il modulo cronodimensionale è ultimato. Un cilindro piatto con un abitacolo che accoglie una sola persona. Strumentazione simile a quella di una navetta veloce.
Lungo la circonferenza sono posizionati 5 propulsori a eliosintesi di plasma con retroazione magnetica. Permettono agevolmente il distacco dal suolo e l'allontanamento dalla massa gravitazionale del pianeta. Una linea retta verso lo spazio a velocità progressivamente ultraluce.
Poi il ritorno. Un vettore di discesa lineare; rientro abbastanza vicino al punto di partenza geografico e, grazie alla spinta della distorsione cosmica, in una altra epoca.
Oltre al viaggiatore il modulo trasporta, in un vano su misura, una motocicletta a aria compressa; utile per spostarsi agevolmente una volta raggiunto il futuro.
Il dispositivo è posizionato sulla piattaforma di partenza costruita per cautela nel deserto fossile. L'ultima regione di Marte rimasta allo stato originario dopo che il processo di terraformazione è stato dichiarato ultimato.
L'Istituto si trova a 27 rads di distanza, nella città di Bluland. Siamo collegati tramite rete; sono il primo predestinato a superare la barriera del tempo.
Il Professore ha deciso un salto di 3 anni nel futuro; i capelli bianchi e le rughe che incidono il suo volto per il primo esperimento suggeriscono prudenza.
Non vedo nulla. La struttura è corazzata; sfioro il pulsante di avvio. Dall'esterno arriva attenuato il ruggito dei propulsori; mi sento compresso, stordito, vedo alternativamente lampi e oscurità impenetrabili.
Tutto finisce. L'indicatore visualizza esattamente una data futura di 3 anni rispetto a quella di partenza.
Non ho idea della durata del viaggio. La testa è pesante, gli indumenti inzuppati di sudore. I muscoli si rilassano; la mente mi abbandona forse collasso oppure dormo.
Ho ripreso le mie facoltà fisiche e mentali. Esco con cautela dal modulo cronodimensionale appoggiato sul polveroso suolo rosso. Il deserto fossile è identico e immutato.
La piattaforma di partenza in brillante acciaio al tungsteno è una linea sottile e lontana appoggiata sull'orizzonte. Sicuramente uno spostamento è avvenuto.
In compenso il mio mezzo di trasporto non ha più l'aspetto metallico lucido; è invecchiato.
Annerito, sfregiato, gli scarichi dei gas dorati ora hanno il colore della ruggine.
Il portello del vano dalla moto a aria è caldo. Mi rendo conto che tutto è riscaldato; apro con cautela e parto in direzione di Bluland.
Mi muovo incontro all'atmosfera fresca. Entro nella periferia della città e mi rendo conto che 3 anni forse sono pochi per le mia ambizioni, ma si vedono.
Le date dei cronografi pubblici e delle fermate del sistema di trasporto urbano confermano il viaggio. Piccole differenze che hanno ora edifici che frequento da decenni.
Volti che vedo e incrocio quotidianamente e improvvisamente hanno qualche ruga in più.
Funziona. Si, possiamo muoverci nel tempo.
Percorro le strade di Bluland come un turista curioso che osserva i dettagli e tenta di decifrare la realtà che lo circonda.
Ogni particolare è una conferma. Il modulo è stato spinto per 3 anni nel futuro.
Il mio stato d'animo oscilla tra il raggiante e il divertito. Non vedo l'ora di rientrare e condividere la mia gioia con tutta la squadra che attende con ansia.
Prima di ripartire verso il passato decido di togliermi una soddisfazione: punto il muso della moto verso la sede dell' Istituto “van Allen”. Vediamo cosa è capitato.
Quando sono di fronte al fabbricato scopro che mi hanno dedicato un monumento funebre. Accanto alla porta dell'edifico dove lavoro un cartello riporta la scritta “Scuola di arte botanica”.
L'Istituto ha cessato di esistere. Sento lo stomaco in una morsa e i polmoni mi sembrano vuoti. Ogni singolo neurone che ho nel cervello mi comunica che desidera impazzire.
Fuggo, esco dalla città. Raggiungo il modulo cronodimensionale; lascio andare la moto a aria sul suolo.
Salto nel modulo e attivo il collegamento in alla rete con il sistema unifrequenziale.
Sono passati 3 anni; dovrebbe esistere ancora, le eventuali modifiche non possono essere troppo radicali.
Il collegamento è attivo allo 85% della capacità dati/contenuto info ma è sufficiente.
Fisso il visore a proiezione e indago.
Sono tornato. Alla materializzazione nella dimensione di partenza il modulo cronodimensionale è esploso a alta quota come una stella impazzita.
Un bagliore bianco e io sono morto. Polverizzato.
La causa è una oscillazione periodica mai prevista teoricamente dell'origine dell'impulso di variazione dei flussi dimensionali.
Una variabile ignorata ma ineludibile; permette lo spostamento nel tempo futuro ma interdice l'accesso al passato e il ritorno.
Posso scegliere: non rientro e sono vivo oppure vado incontro alla mia fine.
Immediatamente dopo il mio decesso il Professor Colis e lo staff hanno intrapreso altri tentativi. In un arco di tempo di 10 mesi hanno preparato un esperimento.
Forse la soluzione, in realtà una tragedia. Una esplosione ha fatto tremare il fabbricato e poi tutto è stato avvolto dalle fiamme.
Il Professore e lo staff sono deceduti. A causa dell'accaduto il Comitato planetario delle ricerche ha determinato che il viaggio nel tempo è una ricerca a priorità minima.
Parole gentili per indicare a tutti gli scienziati di lasciare perdere, per sempre.
Ho una vita nel mio presente. Devo tornare all' epoca alla quale appartengo; non posso trascorrere il resto dell'esistenza come abitante anticipato.
La ricerca scientifica progredisce sempre e le persone capaci non mancano mai. Probabilmente in un futuro più lontano avranno trovato la soluzione e forzato l'ostacolo del passato.
Inserisco nel vano dedicato la motocicletta. Rinchiuso nell'abitacolo programmo un salto temporale in avanti di altri 20 anni.
Un altro lancio verso lo spazio e una discesa altrettanto traumatica. Il modulo ha toccato il suolo di notte. Attivo il collegamento in rete; il sistema è diventato quasi incompatibile, lento.
Nulla; lo spostamento nel tempo non è più stato oggetto di ricerca. Gli ultimi testi disponibili sono sempre e solo quelli del professor Colis.
Urlo, sento la mia voce che si perde nel buio, e quasi credo di non essere solo. Esco all'aperto e prendo la motocicletta; vado a Bluland.
Brilla di luci, è diventata grande. Non riconosco la periferia, è completamente nuova; seguo le strade a caso quando mi rendo conto che la parte in precedenza esterna della città ora è diventata quasi centrale.
Riesco a orientarmi e raggiungo la scuola di arte botanica. Ora è più larga, hanno aggiunto altre costruzioni. Il monumento che mi riguarda è un ologramma sbiadito, un alone che ricorda la sagoma di una persona.
L' iscrizione non è più fluorescente; solo qualche lettera è ancora pallidamente illuminata.
Terrore; la barriera che separa il mio cervello dal suo inconscio ha ceduto. Desidero fuggire da questa realtà, ma non è possibile.
I pensieri sono impulsi che lanciano un messaggio: hai paura, nasconditi.
Torno indietro, fuori dalla città. Il buio si dissolve lentamente e arriva la luce; mi trovo nel deserto fossile e la mia cavalcatura ha finito la riserva di aria compressa.
L'abbandono lungo la pista e corro al modulo. Mi rinchiudo nell'abitacolo stremato.
Il monitor di controllo generale mi accoglie con una riga di allarme gialla che risalta come una maledizione tra quelle verdi e ordinarie; il modulo dispone di energia ancora sufficiente per un solo salto.
E così sia. Tento di raggiungere un tempo dove i problemi del presente o del futuro prossimo sono diventati banalità; inserisco le coordinate spazio tempo del futuro lontano.
Anzi il massimo possibile; abilito per infinito, la corsa più lunga.
Il decollo è sempre fisicamente pesante. Poi non provo più sensazioni sgradevoli; ma la fase di salita sembra non terminare.
Proseguo. Non percepisco più l'accelerazione; per caso la vista incrocia una mano.
Vedo attraverso la pelle e gli indumenti; osservo muscoli e tendini in movimento.
Gli organi interni che pulsano.
Sento l'orrore che svanisce quando la mente inizia a vedere le ossa dello scheletro; e le stelle.
Il guscio corazzato del modulo è diventato trasparente. Non provo paura e angoscia.
Il modulo svanisce; non ho l'esigenza di respirare e il corpo è assorbito dolcemente dalle profondità cosmiche.
Sono pensiero, pura energia vitale; posso essere ovunque tra i flussi storici e biologici.
Vedo il tempo di tutto e tutti. Infinite dimensioni isolate e parallele ciclicamente chiuse, eterne e perpetue.
Il viaggio è ultimato. Sono arrivato alla fine del tempo.
La mia evoluzione è terminata; rimango solo e immutabile con l'eternità.