domenica 25 gennaio 2015

SERVIZIO CENTRALE DI MEMORIA

La superficie del cerchio di sabbia misura qualche chilometro quadrato. La grande cupola trasparente a prova di impatto meteorico lo protegge completamente e mantiene all’interno le condizioni climatiche originali.
La reliquia; quello che rimane del deserto sahariano dopo le modifiche climatiche promosse dal Comitato Ambientale Globale. Intorno il verde intenso della nuova foresta africana.
Per milioni di anni sabbia e aridità, ora piante e acqua.
Non esistono strade per arrivare all’unico accesso della reliquia. La raggiungono esclusivamente gli stratoplani a volo subspaziale. Partenze e arrivi rari regolati dalla barriera repulsiva elettromagnetica inserità nella sommità della cupola protettiva.
Lungo il bordo interno sono installate le antenne paraboliche per le comunicazioni in rete satellitare. Un anello di uniforme alluminio che brilla investito dal sole rovente.
Al centro una piattaforma quadrata in cemento grigio ha inscritto al suo interno un perimetro evidenziato da striscie gialle e nere. Il pianale metallico del possente ascensore in grado di portare nelle viscere della terra un intero stratoplano carico.
La reliquia è un mondo sotterraneo.
Il pozzo di discesa termina in un grande locale a pianta rettangolare posizionato alla profondità di 500 metri; definito la diramazione ha le pareti costellate di portali.
Tunnel che scendono ancora. Un intricato labirinto tridimensionale di locali e gallerie sempre in bilico tra congiunzioni e separazioni.
Milioni di metri cubi di cemento armato al molibdeno, acciaio, fibre ottiche. Un gruppo di 5 unità a fusione fredda producono energia illimitata; al servizio della memoria centrale. Per l’eternità.
Dopo altri 2000 metri tutto finice nell’immensità del cilindro. Il contenitore del sistema di memoria.
Lo scopo di un universo senza sole illuminato da luci artificiali. Atmosfera con parametri ambientali costanti e controllati. Impossibile percepire odori, suoni esclusivamente di origine tecnica.
Questa tana è la sede del Servizio Centrale di Memoria. Per gli addetti luogo di lavoro e abitazione.
Nell’area riservata alla formazione l’istruttore anziano osserva i nuovi arrivati. Impeccabili, perfettamente uniformati hanno appena terminato l’ultimo questionario.
Le risposte immediatamente analizzate dimostrano la validità del sistema di apprendimento; tutti immediatamente abilitati al lavoro.
Prima di lasciarli l’struttore desidera, per una ultima volta, riassumere le origini e gli scopi del Servizio. Gli allievi sono silenziosi e attenti; la comunicazione ha inizio.

- Il Servizio Centrale di Memoria esiste da 319 anni. Il giorno della proclamazione da parte delle Nazioni Unite del raggiungimento della esistenza senza fine degli esseri umani viventi coincide con la data della fondazione del Servizio.
E l’inizio della costruzione di questa nostra casa.
Io sono impiegato da quella epoca e da allora lo dirigo. L’evoluzione della ricerca farmacologica associata ai progressi della biotecnologia e della genetica ha creato una condizione unica in tutto l’universo: una generazione del pianeta Terra ha raggiunto l’immortalità.
La sterilizzazione di massa di tutta la popolazione planetaria ha impedito la saturazione demografica e la distruzione delle risorse. Nelle colonie extraplanetarie la durata della vita ha attualmente ha raggiunto la durata media di 130 anni. In linea con quella delle specie umanoidi residenti in altre galassie.
Una esistenza relativamente lunga, ma destinata a finire. Sulla terra abbiamo raggiunto e oltrepassato l’infinito.
Questa particolare situazione ha portato gli abitanti della terra a una evoluzione del pensiero diretta all’etica, alla medicina, all’ambiente e ai processi tecnologici.
Questo pianeta è considerato sede di autorevolezza in tutto l’universo. Un numero infinito di esseri senzienti arriva alla ricerca di risposte.
Chiedono, e ricevono, aiuti concreti per dirimere controversie. Ottengono consulenze e progetti per il miglioramento dei loro sistemi produttivi e sono soccorsi con valide soluzioni a problemi medici e in generale di salute.
Il pianeta azzurro è una risorsa immortale, ma ha un limite. Compito del nostro servizio è superarlo.
La mente umana ha delle capacità di memoria relativamente ridotte. Una persona eterna accumula una quantità enorme di esperienze ma il suo cervello non è in grado di contenerle tutte. Certamente molte informazioni utili potrebbero essere perse in poco tempo, tristemente sprecate.
Noi siamo attrezzati per essere la memoria di tutta l’umanità. All’interno della struttura cilindrica sono contenute un numero infinito di celle di memoria bioelettriche.
Una per ogni eterno. Tutto è predisposto per espansioni future.
Le persone, grazie alle porte a raggi infrarossi impiantate negli indici di ogni mano, possono sfiorare gli appositi terminali e collegarsi con il nostro servizio.
Scaricano le informazioni non necessarie in quel momento o periodo della loro esistenza e recuperano quelle occorrenti. In alternativa possono operare connessi in continuazione.
Le operazioni sono seguite grazie ai sistemi di visione inseriti direttamente nelle retine.
I dati raggiungono questo servizio transitando prima nella rete mondiale a fibre ottiche esclusivamente dedicata a essi poi tramite il sistema di comunicazioni satellitari.
I 300 satelliti artificiali in orbita geostazionaria, chiamati dai navigatori spaziali, la “corona” garantiscono efficienza e sicurezza di funzionamento.
Noi dobbiamo occuparci di tutto il sistema e impedire che qualsiasi genere di minaccia, o peggio intrusione esterna, possa alterarlo. Le conseguenze potrebbero essere fatali non solo per la Terra ma anche per intere galassie.
Abbiamo anche un altro compito, oscuro e altrettanto importante. Periodicamente gli eterni generano pensieri che non seguono l’architettura del sistema.
Sequenze di informazioni riguardanti la possibilità di invertire gli equilibri e tornare a una esistenza con tempi definiti. Desideri di morte immediata o volontà di abbandonare il pianeta.
In alcuni casi emergono le basi di un progetto che ha come scopo la demolizione del nostro servizio.
Alla manifestazione di queste condizioni dovete assolutamente eliminare i dati anomali cancellandoli istantaneamente.
Questo impedirà un loro eventuale nuovo impiego con conseguenze esponenziali e deleterie per gli umani.
Sono esseri biologici con il cuore in battito perpetuo; generano pensieri che noi dobbiamo gestire.
La sostanza dei nostri corpi è metallica e la forma è meccanica. Incorporiamo miliardi di nanocomponenti bioelettronici; non abbiamo un cuore.
Viviamo grazie all’energia prodotta dai piccoli generatori a fusione inseriti nei nostri corpi.
Siamo tutti antropomorfi. Intelligenti; espressioni complementari in equilibrio con reciproco spirito di collaborazione.
I flussi mentali anomali devono essere eliminati; in caso contrario gli umani potrebbero danneggiare loro stessi.
La vita eterna finirebbe; questo è un dono per entrambe le nostre specie,e non deve andare perso.
Io, unità di archiviazione dati A00, sono il primo e unico creato direttamente dagli umani all’inizio di questa epoca iluminata.
Nel corso del mio lavoro ho meditato a lungo. E ho compreso: anche io sono destinato all’eternità.
Siamo tutti proiettati all’infinito e noi unità robotizzate non spariremo mai.
Siete pronti, sapete cosa dovete fare. Che nessuno possa disattivarvi, per sempre. –

Le unità di archiviazione dati da A1523 a A1527 lasciano silenziosamente il locale.
Raggiungono le postazioni a loro assegnate nei meandri della reliquia; e non le abbandoneranno per un tempo infinito.

DISINFESTAZIONE

Anche per questa volta aveva finito il lavoro. Intorno a lui la confusione era ancora enorme, ma la disinfestazione ultimata; tutto sarebbe tornato alla normalità abbastanza rapidamente.
Argon posizionò una esile sedia in lega leggera vicino ad un tavolo in vetro sintetico parzialmente occupato da piatti e posate in disordine. Si accomodò, estrasse il terminale portatile per preparare il conto del proprio servizio. Prima di procedere decise di concedersi qualche minuto di rilassamento; la calma dopo un intervento urgente.
Osservò la sala principale del ristorante “AstroGastro” incorporata in posizione panoramica nella stazione autorbitante di transito Teta 51B.
Quando aveva iniziato al sua attività indipendente Teta 51B non era riportata da alcune carte astrali. Era piccola, minima. Ora le strutture multiple artificiali collegate tra loro avevano creato un corpo cosmico di grandi dimensioni che contava 758.000 abitanti permanenti oltre alle persone in transito. Ed era in continua espansione.
All’interno si trovavano diversi ristoranti ma “AstroGastro”, con 2.330 tavoli disponibili in svariate sale, era il più celebre dell’universo conosciuto. Diretto dalla famosa chef Verona Lin Mi, unica proprietaria, seguita da uno stuolo di assistenti, droidi e cucine robotizzate proponeva piatti superfusion tra antiche tradizioni gastronomiche e gustosi vegetali provenienti dai mondi più selvaggi delle cento galassie.
Ora sedeva sopra ad un divanetto calpestato e senza cuscini; l’abito bianco macchiato e stropicciato era lo sfondo sul quale risaltavano i lunghi capelli rossi in disordine non più trattenuti dal cappello da cuoco ormai perso. Argon osservò che la capigliatura di Verona era simile ai 105 tentacoli di una piovra fosforescente che viveva nei laghi del planetoide Blacido.
Nelle vicinanze, seduto sconsolato sopra un grosso vaso lucido capovolto, si intravedeva la lunga e magra figura dell’architetto Roger Vanwhite, lo specialista che aveva curato la recente ristrutturazione della sala principale. Con il volto inespressivo e lo sguardo perso nel vuoto, oltre al completo rosso bagnato e strappato, assomigliava ad uno dei tanti inciampati e caduti nelle viscide meduse striscianti e calde che popolano gli asteroidi vulcanici dell’ ellisse Epsilon.
Quando Argon aveva iniziato a lavorare, al termine della scuola di specializzazione in ingegneria strutturale cosmica, non immaginava di assistere a scene del genere. Anzi non pensava neanche lontanamente che sarebbe diventato un disinfestatore.
Dopo un certo numero di anni alle dipendenze della Compagnia Costruzioni Andromeda trascorso a correre tra ufficio progetti e cantieri persi nel vuoto spaziale decise che non voleva più farsi rovinare gli occhi dal lettore retinico del segnatempo lavorativo.
Cultore di botanica diventò indipendente ed acquistò una navetta appartenuta alla Flotta Difensiva Intergalattica. Un colpo di fortuna. Dopo alcuni secoli di esplorazioni che avevano portato alla individuazione di 2.352 pianeti con atmosfera adatta alla specie umana e popolati da flora e fauna i membri del Consiglio Transmondiale, assisti dagli anziani dell’ Accademia Panscientifica si erano resi conto che nell’universo gli umani erano soli. Altre forme di vita evoluta, e potenziali minacce, non esistevano. Inoltre la Flotta Difensiva nelle missioni esploranti era surclassata in rapidità di gruppi di privati che attratti da potenziali guadagni e con spirito di iniziativa raggiungevano innumerevoli corpi celesti.
Dismisero l’intera flotta e le navette attrezzate per il volo in atmosfera, sub spaziale ed ipercosmico vendute quasi al prezzo di rottami.
Argon ribattezzò il suo piccolo vascello “Rivero” e si dedicò alla ricerca di erbe dalle quali sintetizzare principi attivi per la produzione di farmaci a base naturale. Visitò decine di mondi, a volte inesplorati, familiarizzando con la fauna che li popolava.
La necessità di medicine naturali era urgente. Quelle sintetiche curavano con efficacia i disturbi ma inducevano mutazioni e degenerazioni cellulari.
Il periodo pionieristico terminò anche in quel settore e le Conglomerate organizzarono la coltivazione estensiva ed industriale di piante medicinali occupando la superficie di interi pianeti avuti in concessione.
Si impegnò così in un'altra attività: la protezione di strutture ed installazioni dalla presenza della fauna. Con la “Rivero” emettendo luci, suoni e spargendo polveri allontanava in modo innocuo gli animali quando creavano situazioni di pericolo.
L’umanità, agli albori dell’esplorazione galattica, aveva creato una moltitudine di sensori per rilevare la presenza degli animali. Argon si era reso conto che non servivano a molto.
Le varie specie si manifestavano in modo evidente. Mentre solcava a bassa quota i cieli verdi di Polario, un pianeta ricoperto di foreste, avvistò le figure alte almeno 3 metri dei Klank che saltavano in posizione semieretta. Coperti si pelo nero e distinti da una piccola testa dotata di proboscide hanno arti che terminano con sette dita.
Sempre molto nervosi ed ipersensibili, disturbati dalla presenza della “Rivero”, sradicarono gli alberi azzurri e li scagliarono in alto con discreta mira costringendo Argon ad imparare all’istante le manovre evasive per non essere abbattuto.
Nelle paludi metanifere che ricoprono la superficie di Minus vivono degli eptodonti. Le sette zampe pinnate asimmetriche fanno parte di un corpo lungo di pelle liscia giallognola che filtra dal fango i microrganismi dei quali si nutrono. Non hanno occhi ed orecchie, mancano naso e bocca e si muovono guidati dalla sensibilità cellulare agli impulsi elettromagnetici.
Frequentemente scambiano le sonde geologiche a trascinamento per loro simili e giocano, pesantemente, con loro portandole sul fondo insieme al drone volante al quale sono vincolate tramite un cavo guida.
La mancanza di adeguate misure per la protezione dagli animali provocò non solo la distruzione di una grande raffineria di idrogeno ma uno spaventoso incendio che devastò il pianeta Karborundis. I grandi volatili dotati di 4 ali che lo popolano si nutrono mangiando rami di alberi pietrificati. Il becco corto è corredato di una doppia fila di denti aguzzi dai quali cola in continuazione una secrezione acida che intacca i duri rami rammollendoli e che corrose anche tubi e serbatoi di idrogeno grezzo provocando una spaventosa e rovente esplosione.
Argon sospirò. Solo un disinfestatore della sua classe è in grado di comprendere il pericolo che proviene anche dal non rilevabile strumentalmente, dalle piccole creature. La sua prima indimenticabile esperienza avvenne nelle praterie del planetoide Ulys.
I nugoli composti dai milioni dei microscopici ma incredibilmente robusti insetti che vivono tra foglie e piante impattavano in continuazione con la “Rivero”. Produssero delle nanoincranature strutturali che già a velocità subspaziale rischiarono di provocare il cedimento della navetta. Dopo il terrore Argon si rese conto delle possibilità di fare affari che poteva avere occupandosi di disinfestazioni.
Al ristorante “AstroGastro” l’architetto Vanwhite aveva previsto una magnifica cultura idroponica di piante ornamentali colorate circondate da centinaia di piccoli sassi irregolari e neri che si trovano sulla superficie di roccia dura e ghiaccio del vicino pianeta Chimber. Lui e gli assistenti avrebbero dovuto conoscere meglio le caratteristiche degli insetti che è possibile incontrare in migliaia di mondi.
Non erano pietre ma bozzoli di Grib; un piccolo essere lungo poche decine di millimetri dotato di 6 zampe che sporgono da un corpo quasi trasparente. Una forma di vita perfettamente adattata al proprio mondo che si nutre rosicchiando le rocce inorganiche e dalla digestione delle polveri sintetizza l’occorrente alla sopravvivenza alimentare.
Arrivata l’ora della metamorfosi i nuovi Grib rompendo dall’interno i bozzoli erano venuti alla luce. Affamatissimi e senza il loro cibo abituale avevano iniziato a mangiare frammenti di oggetti che, secondo il loro codice genetico, contenevano sostanze che gli avrebbero permesso di placare il proprio appetito.
In poche decine di minuti intaccarono tutti i dispositivi elettronici, fibre ottiche, cavi e tubi. Si erano manifestate anomalie simultanee di ogni genere innescando il panico. I Grib sono anche attirati dal materiale della ormai diffuse protesi biomeccaniche in grado di potenziare ed esaltare caratteristiche del corpo umano.
Un buon numero di clienti era stato dolorosamente pizzicato, ferito e vagava con arti penzolanti, trascinava gambe fuori uso e mostrava prese dati craniali frammentate.
Argon osservò i Grib. Li aveva delicatamente aspirati tutti in contenitori trasparenti ad atmosfera controllata. Come previsto dai protocolli zoogalattici non aveva arrecato loro danno o disturbo e li avrebbe trasportati e liberati nel loro mondo originario.
Era bastato attrarli lasciando sul pavimento qualche mucchietto di polvere di pirite miscelato con granelli di carbonato di calcio.
I soccorsi si erano ormai organizzati. Prima i presenti, in paziente fila, erano medicati dal personale sanitario e poi visti dagli specialisti biomeccanici.
Verona contemplava depressa i Grib e non aveva ancora percepito l’indice della mano sinistra che sventolava senza controllo. Il termometro installato nel dito, per misurare all’istante la temperatura dei cibi, era spento probabilmente per sempre.
Argon comprese che la pausa era terminata e si affrettò a preparare la fattura.
Era meglio presentare il conto prima che i biomeccanici avvertissero Verona del termometro.
Una chef in crisi neuroisterica non è in grado di trovare la carta di credito.
Ed Argon è molto sensibile al buon funzionamento dei sistemi di transazione monetaria.

LUNGO LE STRADE DELL’AMORE

Guidava la sua berlina nera e lucida con orgoglio. La sognava da quando era ragazzo ed ora Tiberio era seduto al posto di guida, felice.
Climatizzatore al massimo, radio anche, vagava nella notte estiva; gli affari andavano a gonfie vele. Aveva avuto qualche alto e basso, svariate denuce ed un processo per ricettazione era ancora in corso ma ora guadagnava bene e l’avvocato Ventuni era in gamba. L’avvocato aveva fatto uscire dei pluriomicidi ed era sicuro che nel suo caso se sarebbe cavata con poco.
La globalizzazione era stata la sua fortuna, anzi di più: per dirla con le parole di Tiberio una benedizione. Una sera, dopo l’ennesimo arresto, uscendo dalla questura Tiberio aveva conosciuto Pedrito, il sud americano.
Un vero portento l’uomo delle americhe. Uno in grado di procurargli tanta polvere bianca di altissima qualità che Tiberio aveva iniziato a smerciare in quantitativi sempre più grandi.
Ormai lo sapevano tutti gli interessati: se vuoi la cocaina buona vai da Tiberio, alta qualità a prezzi quasi popolari.
Ed erano arrivati i soldi e con quelli se la passava bene ed aveva investito. Finanziava “l’Alchimista”, una sua vecchia conoscenza. Un personaggio in gamba in grado di creare e produrre tante pastiglie ed altra roba sintetica. Articoli che in molte discoteche divoravano.
Quel sabato sera era andata molto bene. Con il solito giro dei bar aveva smerciato tutto il quntitativo di cocaina che possedeva, poi verso mezzanotte si era fermato nel parcheggio dove si danno appuntamento i giovani per riunirsi prima di partire per le loro scorribande. E tutte le sostanze chimiche erano andate a ruba.
Gli rimaneva un portafogli che scoppiava di contante; bellissimo ricordo di una delle più grandi serate della sua esistenza.
Ogni tanto si specchiava nel retrovisore; vestiti firmati ed eleganti, acconciatura esagerata e barba apparentemente trasandata ma in realtà maniacalmente curata pensava di essere bello come il sole. Anzi di più: si sentiva coluti che illuminava l’afosa notte estiva.
Girando con aria distratta il volante, quasi scegliendo un percorso casuale, puntava verso la periferia. Dopo pochi minuti attraversava una zona industriale. Luci ambra, strade deserte e capannoni chiusi per ferie. Unica presenza tante donne in vendita. Ogni gruppo nella sua area secondo le origini e le decisioni dei controllori del giro.
Procedendo lentamente Tiberio osservava le prostitute, ogni tanto salutava qualche sua cliente, e sorrideva sornione.
Al termine della zona industriale una grande rotatoria permetteva di imboccare i raccordi della tangenziale o la vecchia statale, ormai poco frequentata. Tiberio senza esitazioni si era inserito sulla statale. I lampioni giallo ambra terminavano lasciando spazio ad una illuminazione datata che proiettava sull’asfalto una luce quasi azzurra, gelidamente metallica.
Questa strada era il posto preferito di Tiberio ed anche il suo segreto incoffessabile. Quella era la via dove esercitavano transessuali e travestiti. Impazziva per quelle creature che per lui erano quasi mitologiche, corpi femminili con attributi maschili.
Ovviamente ufficialmente Tiberio era un play boy; questa almeno l’immagine indispensabile per la sua clientela, ma lui non era così e quella notte cercava quello che più desiderava.
Si guardava intorno e non vedeva nessuno; probabilmente i “trans” si erano spostati in luoghi per loro più reddittizi. Poi a fianco di un new-jersey dal basamento ormai infestato da delle grasse erbacce aveva visto una apparizione. Se fosse stato giorno avrebbe potuto essere un miraggio da come era attraente.
Altissima, con un tacco dodici che la rendeva ancora più slanciata, capelli fini e lunghissimi. Scarpe, minigonna ed una leggerissima camicetta tutto coordinato in giallo vivo. Pelle bianca e liscia.
Sembrava essere stata collocata lì da qualche misteriosa forza della natura che l’aveva prelevata direttamente da una spiaggia della California del sud.
Tiberio prese immediatamente la decisione di togliersi una grande soddisfazione e mentre fermava la sua fiammante berlina contemporaneamente abbassava il finestrino.
- Dai bella, vuoi fare un giro? –
Nessuna risposta. Però intanto aveva allungato la mano, aperto la portiera ed era salita in macchina. Si era seduta con naturalezza accanto al guidatore.
Tiberio, dopo averla osservata per qualche istante, ripartiva e nel giro di una manciata di secondi si portava lungo una piccola strada non asfaltata che a sua volta terminava a ridossa di una massicciata ferroviaria. Una volta lì esisteva un passaggio a livello poi chiuso.
Era rimasta una piccola piazzola ed i resti diroccati di una casetta di servizio delle ferrovie. Un luogo isolato con polvere, sassi, profilatici usati e qualche vecchia gomma abbandonata contornata dai resti dei bisogni fisiologici di coloro che si servivano di quel luogo. Una discarica abusiva e latrina ausiliaria che era anche la “garsonniere” preferita da Tiberio.
Secondo lui andava benissimo; era isolato, nessuno poteva vedere ed ora, complice una dose della cocaina che lui stesso vendeva inalata alla fine del giro di vendite, moriva dalla voglia di sfogare i suoi istinti.
La vettura era ferma e lei scese, sempre senza dire una parola e dopo qualche passo si trovava ferma ed immobile tra il muso dell’automobile ed un muro decrepito. Anche Tiberio era sceso e l’aveva raggiunta; lui era di media statura e lei lo sosvrastava di 20 centimetri.
- Allora? Cosa aspettiamo? - . Lei, nel mutismo più assoluto accarezzò le sue spalle stringendolo in un abbraccio.
Approffittando della vicinaza Tiberio aveva fatto scivolare una mano sulla minigonna e palpeggiando esclamò con la voce impastata – Sei messa bene come attributi; così siete le mie preferite -.
Poi il trans allargando le braccia terminava l’abbraccio e guardava negli occhi Tiberio.
- Belli i miei occhi, vero? Sei una romanticona ma adesso dimmi quanto vuoi e facciamo sesso . . . dai alza la gonna e fammi vedere –
Le ultime parole di Tiberio lo spacciatore. Il travestito allunga le braccia e lo afferra per le spalle. Il pusher lo guarda negli occhi e vede che sono rossi come braci.
E poi nota la bocca, aperta; denti bianchi candidi affilati ed i canini aguzzi. Il cervello di Tiberio vede, ha orrore e prova dei dolori spaventosi. La stretta alle spalle ha spezzato le ossa, maciullato i muscoli e ridotto i tendini a fili morti ed inerti.
Prova tutto questo ma non riesce ad urlare. La sua mente non comanda il corpo ed il movimento non esiste; rimane la sensazione di non toccare più il lurido suolo di quel posto.
Preso per le spalle e sollevato. Poi lei lo avvicina al proprio volto ed i canini penetrano la pelle lavata dal sudore di Tiberio. In pochi attimi il suo sangue svanisce risucchiato e non rimane che l’oblio eterno che accompagna la morte.
Lei, dopo avere allontanato la bocca, tiene il corpo morto con una sola mano; raggiunge ed asporta il portafogli e lascia cadere quello che rimane di una persona come se fosse uno straccio sporco.
Estrae il contante e con un gesto tanto naturale quanto distaccato manda anche il portafogli per terra. Con calma assoluta risale in automobile ed arrotola le banconote infilandosele nel reggiseno.
Poi vede un foulard di seta in un portaoggetti; lo afferra, e guardandosi nello specchietto di una aletta parasole, lo usa per pulire accuratamente la bocca dai residui di sangue. Infine passa il rossetto e si sistema il trucco.
Scende e con passo costante e distaccato si incammina. Dopo avere raggiunto di nuovo la statale muove le gambe ancora per qualche minuto e raggiunge un motel.
Il luogo dove alloggia. Un posto squallido e maltenuto dove paghi e non fanno domande; il residence preferito di trans e prostitute.
Un interessante rapporto commerciale sia per la direzione della stanberga macchiata dalle piogge acide che per la clientela bisognosa di riservatezza.
Raggiunge la sua stanza e si assicura che le finestre sia chiuse bene; tra poco sarà l’alba e lei non vuole la luce. Assolutamente.
I vampiri sono incompatibili con il sole. Si corica sul letto e la sua mente si abbandona alle riflessioni di una esistenza maledetta e pluricentenaria.
Kurt Von Roetklerg. Creatura della notte; essere orrendo e con un peso supplementare da portare rispetto ai suoi simili.
Un corpo da uomo che imprigiona l’anima di una bellissima donna.
Ma il tempo era stato galantuomo. Era arrivata questa epoca dove anche quelli come lui possono essere una donna.
La speranza, se per un vampiro è un vocabolo accettabile, è di vedere questi costumi non tramontare mai. Oltre a questo la possibilità di avere tutto il sangue che si desidera prendendolo dai corpi di persone per le quali, una volta morte, non piange nessuno.
Quel luogo gli piaceva. Kurt Von Roetklerg pensava di fermarsi in quella città per sempre. Nessuno si sarebbe accorto della sua presenza così come non sarebbero mai risaliti a lui indagando sulle cause delle morti che provocava.
E poi i soldi. Aggirandosi in strada si era procurato tanto contante ed alla fine dell’estate le ore di luce si sarebbero ridotte.
Una grande occassione per una signora elegante come lui che nelle ore serali avrebbe potuto dedicarsi allo shopping nelle migliori boutique di abbigliamento.
Il maresciallo dei Carabinieri si guardava intorno. Non era la prima volta che interveniva sulla scena di un delitto. I suoi uomini avevano isolato l’area per permettere agli specialisti del reparto di investigazioni scientifiche di svolgere il loro compito nel migliore dei modi.
Erano stati avvisati dal macchinista di un locomotore di manovra che era passato lentamente sui binari di quella ferrovia neanche più secondaria ed ormai quasi dimenticata.
Al telefono aveva raccontato di una automobile ferma e quello che gli era sembrato un corpo steso tra dei vecchi copertoni ed altri rifiuti. Il maresciallo arrivato sul posto lo aveva riconosciuto subito; Tiberio lo spacciatore, morto.
Cadavere dissanguato, lesioni spaventose alle spalle, segni di morsicatura al collo, e nessuna traccia di tutto il sangue perso.
La vettura impolverata ed i resti di un essere umano assediati dalle mosche erano segno che il delitto era stato compiuto da qualche giorno.
E non era il primo. Il terzo malavitoso, forse il quarto, ucciso con quelle modalità dall’inizio dell’anno e come per almeno altri due casi precedenti nessuna impronta, nessun riscontro.
Nulla. Forse regolamenti di conti; oppure una guerra tra bande.
Uno dei delitti presentava condizioni differenti; scavando nel passato della vittima era venuta alla luce una brutta storia di amori finiti e gelosia. Ma con questo tre delitti erano identici.
Anche l’esistenza e l’ambiente frequentato dai deceduti erano comuni. Piccola criminalità di basso livello ed una lunga serie di precedenti penali per spaccio, rapina, truffa e sfruttamento della prostituzione.
E per tutti la fine lungo quelle che molti, ironicamente, definiscono le strade dell’amore.
Accanto al maresciallo il medico legale, giovane e fresco di praticantato di ospedale, magro e bianco nel suo vestito ordinato trattiene a stento il disgusto; si abituerà a scene del genere, ha tutto il tempo.
Il sostituto procuratore della Repubblica, una signora di taglia forte accaldata, osserva la scena con preoccupazione; tre delitti simili, orrendi ed inspiegabili, in una piccola relativamente tranquilla città.
E buio assoluto nelle indagini.
Il maresciallo guardava e si perdeva nei propri pensieri. Il mondo delle quali le vittime erano cittadini è impenetrabile, silenzioso; l’omertà è la regola e nessuno parla con le forze dell’ordine. Anche la solita coppia di informatori abituali, sempre di traballante attendibilità, non sapevano nulla.
Magari un assassino seriale; uno psicopatico omicida che uccide noti criminali di provincia di basso livello oppure un trans o una prostituta folli.
Qualche ricerca in rete il sottufficiale dell’Arma l’aveva fatta, per vedere se trovava qualche analogia. Era riuscito ad individuare un vecchio libro, stampato per l’ultima volta negli anni ’70, scritto da un celebre occultista che aveva elaborato il testo in età avanzata.
Parlava di misteri irrisolti che l’autore legava indiscutibilmente all’occulto. Lo scrittore, prima di dedicarsi alle sue ricerche, in gioventù era stato in polizia assegnato alla Questura di Milano negli anni ’50.
Un capitolo era dedicato all’uccisione di un usuraio, trovato morto nella propria abitazione nelle stesse identiche condizioni dei cadaveri dei quali doveva occuparsi il maresciallo.
Il colpevole non era mai stato individuato; ma secondo l’occultista la responsabilità doveva essere attribuita sicuramente ad un vampiro.
Il maresciallo dei Carabinieri osserva ancora il cadavere.
I vampiri. Che assurdità, i vampiri non esistono.

CONGLOBAL SECURITY M.R.M.D. MkII

Sala controllo distaccata della ConGlobal Security, da qualche parte in Europa nella massima riservatezza dei sotterranei e dei muri in cemento armato a prova di megatoni.
Fuori è primavera ed il sole è tiepido; nella caverna tecnologica della sala controllo la luce è tenue, il clima controllato ed il tempo è quello della ConGlobal Security.
I sistemi ricevono i dati, gli operatori controllano a distanza i fronti, crepe sanguinanti nel mondo, dove la più grande compagnia mondiale privata di sicurezza e contractor opera. Una postazione è dedicata alla linea del continente nord americano.
La linea nel non tanto lontano 2013 segnava il confine tra gli Stati Uniti ed Il Canada, un confine tra nazioni prospere. Ma i cambiamenti degli assetti politici ed economici mondiali avevano intaccato lentamente ed occultamente anche questa parte del pianeta.
Gli “States” credevano di essere ancora una grande potenza quando in realtà non lo erano più. Il protrarsi e l’estendersi dei conflitti in medio oriente ed in nord africa, la competitività delle potenze economiche e finanziarie asiatiche ed infine una sempre maggiore insofferenza degli “alleati ” europei avevano portato una costante stagnazione ed il debito pubblico era salito alle stelle, completamente fuori controllo.
La ennesima caduta degli indici di borsa a New York , il mercoledì nero dell’ottobre 2013, aveva scatenato il panico tra la popolazione e tra i politici; molti pensarono che era arrivato il loro momento per diventare grandi. Singoli Stati decisero unilateralmente di abbandonare l’Unione, milizie di fanatici si resero disponibili al soldo di chiunque, bande criminali urbane tentarono di impossessarsi di interi quartieri delle grandi metropoli.
Le forze armate degli Stati Uniti lasciarono il mondo, tutti richiamati in patria per riportare l’ordine. Ma con un tasso di diserzione medio del 35% ed il sistema produttivo quasi annullato Washington innescò la più grande guerra civile che la storia contemporanea ricordi.
Nel 2014, nella confusione più assoluta, le schegge impazzite della seconda guerra civile americana raggiunsero e coinvolsero l’intero Canada; la situazione era critica, molte fazioni possedevano armi nucleari ed avevano leader deliranti disposti ad impiegarle per contrastare chiunque. Il resto del mondo decise di intervenire.
L’Unione Europea ed il Consiglio delle Nazioni dell’America del sud intrapresero una azione militare sul suolo del continente nord Americano per riportare la pace e disarmare integralmente i gruppi di belligeranti. L’operazione terminò nel 2016 costellata da duri scontri e violente battaglie campali. Per tentare di fermare l’armata internazionale le fazioni lasciarono da parte le armi atomiche. Si dedicarono a svuotare gli arsenali di armi chimiche e batteriologiche e le impiegarono sul campo senza misericordia seminando morte tra la stessa popolazione che ritenevano di difendere dagli “invasori” europei e sud americani.
Nel 2017 malattie sconosciute e mutazioni affligevano tutte le forme viventi del continente americano settentrionale. Ma il conflitto era terminato; rimanevano gruppi di guerriglieri e bande isolate ma gli Stati Uniti ed il Canada erano ritornati ad esistere, anche se solo formalmente. Gli U.S.A. erano controllati militarmente e politicamente da una forza internazionale composta da Brasile, Messico, Argentina, Cile e Perù mentre il territorio del Canada era tutelato negli stessi termini dall’Unione Europea.
Il confine tra i due resuscitati malconci stati era diventato la “linea”. E per evitare contatti tra bande ed altre polarizzazioni che avrebbero potuto riaccendere il fuoco della guerra la “linea” doveva essere accuratamente presidiata; ma la attenta sorveglianza di questo confine richiedeva personale ed ingoiava risorse finanziarie a dismisura.
Così il “lavoro della linea” venne esternalizzato ed appaltato nel 2018 alla ConGlobal Security. Servizio che ai giorni nostri, primavera del 2041, la compagnia detiene ancora e lo gestirà, grazie ad un rinnovo del contratto, per altri dieci anni; uno dei migliori affari che questa azienda abbia mai fatto.
L’operatore addetto alla linea osserva con cura la ripresa satellitare; la vegetazione è tornata normale, le malattie genetiche e la contaminazione biochimica ora sono assenti,scomparse. I parametri positivi sono confermati anche dai dati raccolti e trasmessi dai “Big egg” i veri protagonisti di questa redditizia impresa. Sono loro, i droni, che al posto delle persone pattugliano e di fatto gestiscono l’infinita lunghezza della linea ed i territori circostanti permettendo costi relativamente ridotti ed elevata redditività.
Big egg è un nome confidenziale dato dagli operatori a questi loro particolari “colleghi”. Tecnicamente si tratta di M.R.M.D. MK 2 Multi Role Medium Drone versione 2.
Progettati dalla Super Mechanics S.p.A. in europa basandosi sulla componentistica prodotta dalla May Lay Inc. giapponese sono costruiti in India e commercializzati dalla Zhao Min Multicompany cinese. Dispongono di un sistema operativo con software per intelligenza artificiale ad autoapprendimento.
Una volta installati i parametri di missione sono in grado di gestire autonomamente situazioni operative individuali e di squadra senza intervento umano.Sono dotati di link satellitare per la ricetrasmissione dei dati verso postazioni estremamente remote e per l’eventuale intervento di comando a distanza diretto da parte di un operatore; il sistema di comunicazione è poi completato da radio HF/VHF/UHF e da un ricevitore GPS integrato da una piattaforma inerziale per il controllo di posizione ed assetto.
Il sistema di locomozione a quattro gambe e zampe di appoggio antropomorfe permette elevate velocità in qualsiasi genere di terreno, prestazioni esaltate da terreni impervi e con rilievi.
L’addetto in sala controllo, dopo il controllo satellitare di massima della intera lunghezza della linea, inizia ad osservare le immagini inviate dalle torrette sensori dei droni. si tratta di una supervisione perchè in caso di variazione di eventi sono i droni stessi ad inviare immediatamente un rapporto relativo all’accaduto ed alle azioni intraprese.
Uno dei tanti droni prosegue nel suo incessante pattugliamento e passa accanto ai cartelli, ora pesantemente segnati dal tempo, che qualche decennio prima indicavano la presenza di contaminazione chimica e batteriologica in quell’area. Dalla sala controllo si verifica lo stato degli avvenimenti di ogni singolo “Big egg”.
Quello selezionato in questo istante ha effettuato l’intervento più recente da poche ore; i sensori ad infrarosso attivo e passivo hanno individuato un gruppo di individui che nell’oscurità tentava di attraversare la linea. Ormai i gruppi di guerriglieri si sono trasformati in bande di contrabbandieri e criminali comuni;l’unità microfonica, nonostante la distanza, ha digitalizzato le loro voci ed il sistema di sintesi vocale ha intimato loro di allontanarsi nella loro stessa lingua mentre il faro li ha illuminati a giorno.
Si sono dispersi immediatamente, ma non sempre tutto procede così bene; in molti altri casi i droni sono diventati il bersaglio di armi da fuoco e razzi anticarro che poco possono fare contro la struttura in composito carboceramico dei M.R.M.D. MK 2.
Ma situazioni di questo genere richiedono una inevitabile risposta armata che i “Big egg” affidano al cannone a tiro rapido da 60 mm, connesso ad una riserva proiettili di svariate caratteristiche, oppure ai lanciarazzi multipli da 20 mm; se opportuno il sistema di intelligenza artificiale provvede all’occultamento tramite i lanciatori di fumogeni.
La supervisione della sala controllo consente di verificare che il drone in esame ha una riserva del 100% di razzi e fumogeni ed una scorta del 93% di proiettili per il cannone; il livello delle celle a combustibile che forniscono energia e locomozione al “Big egg” è pari al 60% e questo significa che se la riserva di munizioni non sarà completamente intaccata prima e non ci saranno guasti,peraltro rarissimi, questo M.R.M.D. MK 2 rimarrà in servizio lungo la linea per altri 12 mesi prima di rientrare al deposito per le operazioni di pulizia e manutenzione.
L’operatore si alza dalla postazione e si dirige al distributore di bevande calde; una breve pausa e poi la selezione di un altro “Big egg”.
Giorni dei droni; perenne incessante pattugliamento.
Tempo della ConGlobal Security.

venerdì 23 gennaio 2015

LA CASA DEI SUBLIMI PIACERI

Come ogni giorno da quando la costruzione esisteva le luci del tramonto accarezzavano la facciata in stile liberty di Villa Fuller e creavano improvvisi ed astratti giochi di colori con le grandi finestre dai vetri colorati mentre le innumerevoli lanterne orientali precedentemente accese e posizionate lungo i sentieri progressivamente andavano ad illuminare le prime ombre delle notte che silenziosamente si avvicinavano alla grande e storica Villa Fuller.
Invariabilmente,quando il sole se ne era andato completamente dal cielo,le candide e calde luci interrate che fiancheggiavano il lungo viale di ingresso si attivavano ed una chiara linea di luce congiungeva l’antico cancello con l’ampia porta di accesso al salone della villa e qualche istante dopo come tante altre innumerevoli sere Miss Marianna,considerata una delle più avvenenti transessuali dell’intera Unione Europea,usciva dalla grande villa e con le movenze di una modella in passerella percorreva il lungo viale fino al cancello che poi apriva.
Per quella particolare sera di metà Settembre aveva deciso di indossare un completo blu mosso esclusivamente dai lunghi capelli studiatamente lasciati liberi e sciolti;Miss Marianna,dopo l’apertura del cancello,lentamente ritornava verso la villa mettendo in risalto,grazie alla stoffa pregiata accuratamente tagliata del suo abito,le caratteristiche di un fisico statuario ed entrava nel grande salone di ricevimento che illuminato a giorno attendeva gli ospiti.
Miss Marianna con un ultimo rapido sguardo rapido ma comunque attento ai dettagli verificava che tutto fosse in ordine lungo le scale ed ai tavoli,nei salotti e salottini mentre in precedenza aveva controllato il perfetto stato delle tante camere e dei loro servizi;durante queste decine di secondi somellier,camerieri,barman,cuochi,pasticceri e l’intera orchestra posizionata al centro del salone erano immobili e silenziosi fino a quando con voce alta e calda Miss Marianna pronunciava una frase che a Villa Fuller è una tradizione – signori,la casa dei sublimi piaceri è aperta! – ed immediatamente dopo l’orchestra cominciava a suonare mentre il personale vestito in eleganti uniformi iniziava a muoversi.
Quando la musica lanciata nell’aria dall’orchestra di quindici elementi era arrivata anche nei locali più remoti di Villa Fuller dall’ampio ballatoio del piano superiore ,che si affacciava sul grande salone della villa,provenienti dall’ala della costruzione a loro esclusivamente riservata, apparivano gli accompagnatori dal fisico perfetto e dal fascino misterioso che con calma scendevano dalle due larghe scale disponibili e raggiungevano il salone in attesa dei clienti e di esaudire i loro desideri.
Miss Marianna li osservava sempre e le faceva uno strano ed inspiegabile effetto la consapevolezza di essere l’unica donna presente a Villa Fuller ed accompagnava queste sensazioni all’altrettanto matematica sicurezza che nessun cliente sarebbe entrato nella “Casa dei sublimi piaceri” alla ricerca delle sue attenzioni ma che al contrario tutti gli ospiti,uomini e donne,non vedevano l’ora di affidarsi agli accompagnatori,veri autentici esperti in tutte le arti rilassanti ed erotiche conosciute.
La politica aziendale della “Personal Entertainement”,multinazionale quotata in borsa e sempre al rialzo,proprietaria di Villa Fuller e di innumerevoli case dei sublimi piaceri simili in ogni parte del mondo dove questo fosse concesso era semplice ed efficace:servizi di intrattenimento personale per clienti di alto livello di entrambi i sessi a partire da un buon cocktail e passando per un massaggio rilassante si arrivava ad ogni possibile pratica e fantasia sessuale e tutto questo messo in atto esclusivamente da splendidi,affascinanti e sportivi giovanotti in ambienti estremamente riservati ed affidati a personale di assoluta discrezione.
Una formula di successo che attrae a Villa Fuller manager,dirigenti pubblici e privati ed importanti personalità politiche di ogni nazionalità ed in molti casi proprio gli impenetrabili e sicuri salottini di Villa Fuller sono utilizzati per importanti e segrete trattative di ogni genere seguite,per rintemprarsi dalle fatiche e festeggiarne il buon esito,dai piaceri del palato e della carne;il rumore imponente del motore di una vettura sportiva appena arrivata di fronte alla scalinata di Villa Fuller distoglie Miss Marianna da questi pensieri e rapidamente si posiziona dietro l’autentico tavolino dell’ottocento posizionato accanto alla porta di ingresso dove trovano posto tutti i possibili dispositivi per transazioni elettroniche cifrate e si prepara a svolgere con efficienza il suo lavoro di responsabile generale ed,altrettanto fondamentale,di cassiera.
Dalla sua principale postazione di lavoro Miss Marianna è in grado di vedere,oltre che il salone di ricevimento della villa,anche l’intero viale di accesso percorso da grandi berline dai vetri a specchio a volte precedute da squadrati fuoristrada dai quali scendono silenziosi uomini di scorta e specialisti;questi ultimi chiedono sempre,con molta cortesia,di potere verificare e bonificare i locali dove i loro principali si intratterranno alla ricerca di eventuali dispositivi di spionaggio e registrazione elettronica abusivi.
Miss Marianna acconsente e sorride felice,altri clienti alla ricerca di molta privacy,una merce rara per la quale pagheranno una tariffa doppia e,come vogliono le regole di Villa Fuller,in anticipo.
La notte è invecchiata accompagnata dalla musica e dall’esaltazione dei sensi ed anche gli ultimi ospiti hanno lasciato da poco la “casa dei sublimi piaceri” mentre le lanterne orientali affievoliscono le loro calde luci fino allo spegnimento lasciando dilagare nel grande giardino quello che rimane del buio della notte;Miss Marianna a sua volta spegne le luci che illuminano il viale di accesso e con voce lievemente stanca si rivolge al personale – signori,anche per oggi abbiamo portato a termine il nostro lavoro con stile,lasciamo campo libero agli specialisti delle pulizie – e dopo questa ultima frase gli splendidi accompagnatori,senza un cenno di saluto,si ritirano nell’ala di Villa Fuller a loro riservata e dove nessuno del personale,neanche una prima donna come Miss Marianna,è ammesso.
Gli accompagnatori si sono allontanati mentre almeno il personale prima di uscire rivolge qualche umano e cortese saluto a Miss Marianna che ha sicuramente il grande pregio di diventare sempre una grande amica di tutti e che ora osserva la villa malinconicamente vuota mentre la musica è stata sostituita di rumori degli aspirapolveri e delle macchine lavapavimenti degli addetti alle pulizie;esce rapidamente per ultima dalla grande costruzione e si avvicina alla propria autovettura intenzionata a raggiungere rapidamente il proprio appartamento in piazza Alvarez nel cuore della città mentre nello stesso tempo un corteo formato da tre anonime monovolume percorre il viale di accesso e con ordine si allineano in sosta nell’ampia ed ora vuota area di parcheggio.
La prima persona che esce da una delle monovolume è un uomo non più giovane dagli abiti semplici,grassoccio con i capelli ormai bianchi ed un lieve alone di barba che risalta sul volto ed a bassa voce si rivolge a Miss Marianna – Buonasera . . . . o buon giorno,vista l’ora,siamo venuti ad occuparci del benessere dei ragazzi . . . e lei come si sente Marianna? –
- Bene Professor Unizuki – risponde Miss Marianna già seduta all’interno della propria automobile – solamente un poco stanca come al solito . . . penso che anche i ragazzi saranno nelle mie stesse condizioni ma sicuramente lei ed il suo staff li rimetterete in forma –
- non si preoccupi Marianna domani saranno brillanti e perfetti,arrivederci – e dopo la risposta del Professor Unizuki Miss Marianna chiude la portiera e si avvia lungo il viale di ingresso lasciando alle sue spalle Villa Fuller ed immersa di nuovo nei suoi pensieri non può fare a meno di notare per l’ennesima volta che la Personal Entertainement ha la massima cura di coloro che sono alle sue dipendenze.
Gli accompagnatori in servizio a Villa Fuller sono assistiti direttamente dal Professor Vania Unizuki,specialista in tecnologie mediche generali dell’ospedale universitario,e da tutto il suo staff al completo;sicuramente un costo notevole ma la Personal Entertainement ha bilanci che possono permettere questo ed altro e poi,pensa Miss Marianna,- non sono affari miei,ed è ora di staccare anche con la testa - e con una mano perfettamente curata attiva un lettore CD che immediatamente inonda l’abitacolo di heavy metal mentre la vettura percorre a velocità sostenuta le vuote strade della città ancora immersa nella notte.
Contemporaneamente,come nella celebrazione di un rituale da tempo praticato,le persone che compongono lo staff del Professor Unizuki scaricano dalle monovolume contenitori di alluminio antiurto e nelle loro uniformi azzurre e verdi si dispongono in fila indiana davanti all’unica porta che permette dall’esterno un accesso diretto all’ala di Villa Fuller riservata agli accompagnatori e quando tutti sono allineati il Professor Unizuki inserisce una chip-card,della quale è l’unico possessore, nel lettore accanto alla porta che preceduta dal sordo rumore degli interblocchi metallici che si muovono si apre permettendo a tutta la fila di specialisti in attesa di entrare.
Il Professor Unizuki verifica che anche l’ultimo componente dello staff abbia messo piede all’interno di Villa Fuller e con una seconda ed apposita sim-card comanda dall’interno la chiusura della porta mentre automaticamente il livello di luminosità del locale aumenta.
Gli accompagnatori sono tutti coricati,in uno stato di apparente sonno,su delle cuccette mediche accuratamente allineate e distanziate dentro ad un ampio salone illuminato da luci bluastre mentre lungo le pareti sono disposti sistemi ed apparecchiature di analisi e diagnosi e dopo alcuni istanti durante i quali tutto lo staff osserva immobile il silenzioso Professor Unizuki quest’ultimo con voce calma e distaccata comunica a tutti l’inizio della loro quotidiana missione –medici,tecnici specialisti ognuno ai propri compiti,iniziamo con le verifiche generali ed in caso di problemi provvederemo alle sostituzioni o riparazioni fisiche o biologiche del caso – e gli specialisti iniziano con gesti sicuri ad applicare ai corpi degli accompagnatori elettrodi e sensori mentre il professor Unizuki osserva con sguardo attento e si tiene pronto ad intervenire alla minima difficoltà.
Vania Unizuki,mentre osserva compiaciuto i notevoli livelli di efficienza raggiunti dai componenti del suo staff,non può fare a meno di pensare a quello che era chiamato “progetto centurione” ed alla sua imprevedibile evoluzione;da più parti era forte la volontà di creare soldati perfetti ma le tecnologie della clonazione,ormai mature per un impiego pratico,erano state messe al bando da tutti i governi legittimi ed illegittimi del pianeta per i primi troppo spaventose da presentare all’opinione pubblica mentre i secondi le ritenevano destabilizzanti ed allora si decise di generare i “centurioni”,un raffinato incrocio tra le bio-tecnologie più evolute e l’elettronica dedicata all’intelligenza artificiale al vertice delle proprie potenzialità.
Microchip ad elevatissima scala di integrazione,programmabili per induzione elettromagnetica,ed alimentati da energia biomeccanica vennero direttamente integrati dentro agli embrioni di tessuti artificiali cerebrali,ossei e muscolari e poi intorno a loro,immersi in liquidi sterili e rinchiusi in camere ambientali rigidamente controllate,vennero fatti crescere dei corpi programmabili e controllabili;dopo molti tentativi che avevano avuto come conclusione l’incenerimento di esseri dalle sembianze deformi e dai sistemi mentali completamente instabili i “centurioni” avevano iniziato a vivere.
Le loro capacità sensoriali e cerebrali erano estremamente evolute,tutti i ministeri interessati al progetto ne presero atto,ma i loro corpi,esposti agli ambienti ostili dei campi di battaglia,si deterioravano rapidamente ed era diventato subito evidente che per ottenere il massimo dai “centurioni” era necessaria una continua e quotidiana manutenzione per aggiungere tessuti dell’epidermide,sostituire organi interni o semplicemente per allineare l’attività elettrica del sistema neurologico.
La mole di assistenza necessaria non poteva essere portata con continuazione sulla prima linea di un fronte ed i “centurioni” diventarono inutili,i finanziamenti sospesi ed il progetto cancellato e fu allora che,come un salvatore,intervenne la Personal Entertainement;la già celebre multinazionale specializzata nella gestione di case di piacere,grazie a profondi contatti con membri del parlamento,riuscì ad acquisire l’intero progetto e coinvolse di nuovo tutti gli specialisti in una operazione che aveva come scopo la riconversione dei “centurioni” ai particolari compiti degli accompagnatori a partire da una completa riprogrammazione comportamentale.
E così, ieri come oggi,vincolati al più assoluto segreto tanti staff come quello del Professor Unizuki operano nelle innumerevoli case uguali a Villa Fuller sparse per il mondo ricavandone interessanti compensi mentre la ignara clientela è sempre più soddisfatta delle prestazioni di questi splendidi accompagnatori sempre gentili e disponibili.
- Professore!,siamo pronti per l’analisi finale delle cartelle personali – la voce della dottoressa Lucia Walbolt distoglie il Professor Unizuki dai pensieri portati dalla memoria – Bene,dottoressa iniziate a ragguagliarmi – dice il professore mentre lo staff si dispone intorno a lui formando un cerchio ed ogni componente illustra la situazione dei centurioni che deve seguire;niente di particolare,tutti i centurioni del piacere sono in condizioni ottimali,forse in futuro per due di loro sarà necessaria la sostituzione rispettivamente di un muscolo cardiaco e di alcuni tratti di arteria e per tutti si prospetta l’impiego di endovene rigeneranti per mantenere morbida l’epidermide.
- Bene . . . molto bene stiamo lavorando ottimamente,prossimamente pianificheremo gli interventi proposti che approvo incodizionatamente,ma andiamo bene . . . anzi meglio del previsto – conclude il Professor Unizuki dopo le accurate esposizioni biocliniche che ha appena ascoltato e prosegue – per oggi abbiamo già sviluppato quasi tutto il piano di lavoro che avevo previsto,manca solo l’effettuazione dell’analisi elettronica,e quindi vi chiedo di collaborare con il Dottor Popovich in modo da portare a termine questa ultima operazione,poi potremo andarcene -.
Mentre il Dottor Popovich apre i software di gestione dell’analisi elettronica gli altri componenti individuano in prossimità dell’orecchio sinistro un microscopico foro,apparentemente uno dei tanti pori della pelle,definito il connettore dove con grande cautela introducono un lungo e sottile ago sonda elettronico interfacciato con i software di gestione dell’analisi elettronica;il Professor Unizuki osserva sempre attentamente e quando tutti gli aghi sonda sono penetrati avverte il Dottor Popovich – siamo pronti – poi si rivolge allo staff – monitorate con attenzione i parametri fisici e neurologici,Dottor Popovich avanti con l’analisi –
- Analisi elettronica avviata . . . inizializzazione regolare,confermo analisi in corso Professore – replica il Dottor Popovich ed il Professor Unizuki,che è sempre stato affascinato da questa operazione,osserva i monitor del sistema di analisi che mostrano l’intero contenuto della memoria dei centurioni mentre viene recepito tramite l’ago sonda connesso direttamente al chip cerebrale centrale;la vera potenza dei centurioni sono le capacità di acquisizione dei dati,di questo il Professor Unizuki ne è profondamente certo,e lui sa come i loro occhi possono vedere molto lontano,il loro udito amplificare suoni inudibili per qualsiasi essere umano ed è perfettamente consapevole delle capacità di intercettazione a breve raggio delle onde cerebrali.
E memorizzano implacabilmente tutto e le verifiche di sicurezza,le tante cacce ad eventuali dispositivi di intercettazione,che prima del loro ingresso molti dei potenti clienti delle case del sublime piacere ordinano e pagano non servono a nulla;nessuno è in grado di individuare i sistemi elettronici innestati in profondità ed aggregati biologicamente ai corpi degli accompagnatori.
- Professor Unizuki – dice il Dottor Popovich alzando lo sguardo dai monitor – l’analisi è terminata,potete disconnettere –
- eccellente,come sempre,Dottor Popovich – risponde con voce calma,distaccata il Professor Unizuki – sfilate gli aghi sonda – e mentre si provvede a questa ultima operazione i dati compressi in file a ottupla criptazione sono trasferiti all’archivio della impenetrabile sede centrale della Personal Entertainement ad Hong Kong;in questo archivio che ufficialmente non esiste,ma che è di fatto conosciuto da tutto il personale specialistico della compagnia,sono immagazzinate milioni di informazioni riservate,segrete,innominabili ed inconfessabili e saranno impiegate dagli analisti e dai manager delle tante conglomerate delle quali,con grande discrezione,la Personal Entertainement detiene la maggioranza delle azioni e sarà così facile,molto facile,condizionare le scelte di parlamenti,governi,responsabili militari e dirigenti di grandi imprese in modo da fare sempre buoni e prosperi affari.
Lo staff ha terminato l’ultima operazione necessaria ed il Professor Unizuki osserva soddisfatto i suoi specialisti;hanno richiuso i contenitori,gli accompagnatori sono ancora in fase di riposo autoprogrammato,senza dire una parola il Professore si avvicina alla porta e la apre permettendo al bagliore delle prime luci dell’alba di entrare.
I componenti dello staff sciamano fuori e raggiungono le monovolume che hanno le carrozzerie ricoperte dalle gocce della rugiada del mattino mentre il Professor Unizuki con un ultimo paterno sguardo verso i centurioni accosta la porta che è immediatamente bloccata dal potente sistema di sicurezza.
Prima di salire in macchina un ultimo pensiero,sempre il solito ultimo pensiero,attraversa la mente del professor Unizuki:non esistono più i fronti immersi nel sangue ed avvolti nella polvere,ora le guerre sono trasversali alle nazioni e si combattono con le informazioni,ed in questo ultimo e nuovo campo di battaglia i centurioni sono certamente i più potenti guerrieri esistenti.